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“La forza mentale distingue i campioni dai quasi campioni.” (Rafael Nadal)


Quando si parla di stress si pensa inevitabilmente a qualcosa di negativo, ma non sempre è così. Lo stress, come l’ansia, in realtà, è ciò che ci spinge ad adattarci, a migliorarci e a sopravvivere. Certo, se questo stress e quest’ansia raggiungono livelli insostenibili per la persona, allora si rischia di cadere in disturbi veri e propri, ma la maggior parte delle volte sono ciò che ci permette di dare il meglio di noi, raggiungendo grandi soddisfazioni.
Adattiamo questo ragionamento allo sport: sono anch’io una sportiva e soprattutto lo sono stata in passato e, anche grazie alla mia esperienza, ho capito che la vittoria e l’orgoglio per una qualsiasi gara e competizione non dipendono solo da quanto ci si sia allenati, ma moltissimo deriva dagli obiettivi prefissati e dalle aspettative che, a loro volta, dipendono dalla motivazione intrinseca: un atleta che si è posto obiettivi troppo semplici, perché non crede di farcela o perché non è interessato alla questione, sarà alla fine soddisfatto tanto quanto uno che se n’è posti di molto ambiziosi e non ha raggiunto lo scopo. La verità sta nel mezzo, ma – per conoscere la verità – bisogna conoscere se stessi e riconoscere il proprio “mezzo”. Capita spesso di sentire atleti che escono da una gara dai risultati deludenti dire “mi sono allenato tanto ed ero pronto..perchè non è andata bene?”. Ecco, è qui che entrano in gioco le nostre emozioni, oltre che il nostro fisico. Chiunque, prima di una competizione, come anche prima di un qualsiasi esame o prestazione, sente quel nodo allo stomaco che gli può provocare ansia, timore di non farcela o paura di non essere all’altezza e, per questo, sono state ideate e consolidate nel tempo tecniche precise di rilassamento per la gestione dello stress, le quali possono essere utilizzate in qualsiasi momento, sia appena prima di una gara, sia la sera per addormentarsi più facilmente. Ogni persona attribuisce alla parola rilassamento un significato assolutamente personale e per questo, prima di proporre qualsiasi tecnica, sarebbe giusto approfondire la conoscenza della persona, tenendo in considerazione le preferenze personali. Qui, però, spiegherò solo brevemente qualche trucchetto, così che ognuno possa scegliere quello che più sente gli possa essere utile.
Prima di tutto è necessario concentrarsi sulla propria respirazione e sentirne la forza, focalizzandosi sull’aria che entra dalle narici, riempiendo i polmoni e che esce, svuotando il petto. Un’attenta respirazione comprende 4 fasi: l’inspirazione; il momento di “sospensione a pieno”, in cui i polmoni rimangono gonfi; l’espirazione e il momento di “sospensione a vuoto”, in cui i polmoni si sono svuotati e che precede la respirazione successiva.
Un modo per controllare la propria respirazione, regolarizzarla e avere la sensazione di avere il controllo sul nostro intero corpo, è la cosiddetta respirazione quadrata. L’obiettivo è cercare di tenere ciascuna delle 4 fasi per lo stesso tempo (es. inspiro per 3 secondi, mantengo i polmoni pieni per 3 secondi, faccio durare l’espirazione 3 secondi e infine rimango per altrettanti 3 secondi con i polmoni vuoti). Questo è un metodo molto semplice e utile per cominciare a concentrarci su noi stessi e rilassarci.
Cambiando totalmente genere, ma rimanendo sempre sull’importanza della presa di contatto con il nostro corpo, si può provare il metodo Jacobson, che prevede l’alternanza di contrazioni e decontrazioni delle varie fasce muscolari. Ci si può mettere sia seduti che supini, dipendentemente dal luogo in cui si è e si comincia, quindi, a tendere un muscolo e immediatamente rilassarlo: prima i piedi, poi le gambe, i glutei, gli addominali, le braccia, le mani, la nuca, gli occhi e la bocca. Secondo Jacobson l’eventuale tensione delle varie regioni del corpo è collegata a diversi stati d’animo e questo è un modo per capire dove il nostro corpo sia più teso.
Ultima tecnica di cui oggi vi voglio parlare è quella del rilassamento frazionato di Vogt, che consiste nel focalizzarsi piano piano su ogni parte del corpo, sentirla e rilassarla il più possibile. Si comincerà quindi dai piedi, salendo per le gambe, le cosce, il bacino, i lombi, il dorso, le spalle, le braccia, la nuca, arrivando al viso e riscendendo per il petto e l’addome.
In conclusione, l’ansia pre-gara non è una cosa da sottovalutare, ma tutti noi possiamo essere in grado di vincerla e sfruttarla a nostro favore!
In bocca al lupo a tutti gli sportivi e non sportivi che devono affrontare un momento stressante!